Aumentano gli smart worker, crolla l’uso del contante, sale l’attenzione alla qualità delle notizie. Ma gli intervistati dichiarano che, nel post emergenza, saranno più attenti nei confronti dei prodotti e dei servizi delle aziende che in questo periodo hanno avuto comportamenti responsabili
Affrontare da più parti il tema “coronavirus” è inevitabile ma, di questi tempi, anche doveroso. Nel numero di marzo di “Sicurezza”, nella nostra “Ultim’ora”, siamo riusciti a dare gli aggiornamenti sulle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria da Covid-19 che hanno portato l’Italia al lockdown. Ad aprile abbiamo, invece, affrontato ampiamente il tema “privacy e smart working” con un interessante articolo del nostro esperto, l’avvocato Gianluca Pomante. E, nel nostro “Primo Piano”, abbiamo scattato una fotografia sugli effetti collaterali di questa emergenza sanitaria, in particolare sul mercato del lavoro. Su questo numero vogliamo invece ritrarre un’Italia che, mentre attende - con trepidazione e speranza - il ritorno a una quotidianità senza limitazioni, non può non fare i conti con paure, percezioni e nuove abitudini. Ci aiutano in questo le ricerche Bva Doxa, che in questi mesi si sono focalizzate sulle opinioni e sulle previsioni degli italiani sia in relazione con l’emergenza sanitaria sia in termini di lavoro, finanze, informazione, abitudini di consumo e wish-list delle attività post emergenza. L’osservatorio, partito il 20 marzo scorso, ha una cadenza settimanale e analizza (e aggiorna) le diverse sezioni.
Ci si abitua a tutto? Quasi
Il morale non è, come prevedibile, dei migliori: il 62% degli intervistati si dice preoccupato, mentre il 57% avverte incertezza. Noia, stanchezza, ma anche tristezza e depressione sono le emozioni che più stimolano lo sconforto. Nonostante questo, il 45% degli italiani si dice speranzoso ma le limitazioni che in minima parte il 4 maggio hanno allentato la presa non bastano.
La percentuale degli italiani che lavorano in smart working è in leggera crescita rispetto alla rilevazione iniziale. E alla domanda sui cambiamenti dei carichi di lavoro, per 2 lavoratori su 3, rispetto a prima dell’emergenza, il carico è rimasto uguale o addirittura aumentato (il 27%). E nel weekend cosa cambia? Il 20% degli italiani dichiara di trascorrere lavorando anche parte del proprio fine settimana. I lavoratori in smart working si stanno ormai abituando a questa condizione non più così straordinaria, e l’84% di essi ritiene adeguata la tecnologia utilizzata. Solo il 19% dichiara di non disporre di tutti gli strumenti per svolgere bene il proprio lavoro da casa. E il 72% degli smart worker riesce a raggiungere livelli di concentrazione pari a quelli raggiunti sul luogo di lavoro (72%), ma il 41% dei lavoratori agili rientrerebbe in azienda previa l’adozione delle dovute precauzioni: la nuova priorità per i luoghi di lavoro sarà infatti l’adeguamento alle nuove esigenze di disinfezione e sicurezza (64%).
Crolla il contante
L’home banking è una realtà ormai consolidata, ma in questo complesso periodo l’incertezza si concentra su risparmio e investimenti. Sul fronte della gestione della finanza personale, infatti, l’emergenza Covid-19 segna l’aumento nell’uso di carte di credito (+35%), di internet banking (29%) e delle app per smartphone della propria banca (+25%). Crollano, invece, l’uso e il ritiro di contante e la necessità di andare in filiale per fare operazioni o ricevere consulenza: il 30% degli italiani (non è difficile immaginarlo) si reca meno frequentemente presso gli sportelli Bancomat e il 20% ha ridotto i propri ingressi fisici in filiale.
È interessante notare quanto il lockdown abbia incentivato questi comportamenti: nella prima rilevazione, l’aumento del ricorso ai siti o alle app di home banking si fermava a +18% rispetto a prima dell’emergenza, nell’ultima si sale a +35%, sempre rispetto a prima dell’isolamento.
Social e fake news
Sono in aumento gli italiani (salgono al 70% rispetto ai risultati della prima wave) che ammettono di aver letto sui social un articolo o un post che si è rivelato una fake news. Nella classifica sulla qualità dell’informazione, il fanalino di coda spetta alle notizie circolate su Whatsapp e sui social.
Social media che gli utenti usano per lo più per fare videochiamate con colleghi e amici (73%) e condividere iniziative legate all’emergenza.
I consumatori sono, però, sempre più attenti ai comportamenti virtuosi intrapresi dalle aziende: il 69% degli italiani (+9% rispetto alla prima wave) ha utilizzato i social per leggere commenti positivi su un’azienda per come si è comportata in questo periodo, mentre si riduce al 10% la percentuale di chi ha scritto personalmente commenti negativi.
Il post emergenza
Cosa ci lascerà questo periodo di lockdown? Se tra le attività svolte più spesso di prima, al primo posto spiccano le gite fuori porta (35%), aperitivi, pranzi e cene, la maggioranza degli intervistati (81%) ritiene che sia giusto che le aziende non si fermino e che si continui nei piani, anche pubblicitari, per sostenere le vendite e l’economia. Interessante, infine, la seguente rilevazione. Rispetto ai comportamenti di consumo nel post emergenza, il 57% degli italiani dichiara di voler incrementare l’acquisto di prodotti e servizi di aziende italiane, mentre il 48% acquisterà prodotti e servizi di aziende che hanno avuto comportamenti o fatto comunicazioni responsabili durante l’emergenza.
Il 47% sarà più attento alla prevenzione delle malattie, e il 43% all’igienizzazione degli ambienti, degli indumenti e delle cose.