Un problema degli impianti di allarme datati è quello dello smarrimento (o rottura) delle chiavi elettroniche. Ecco come effettuare la manutenzione di un vecchio impianto, sostituendo gli organi di comando per ottenere un livello di sicurezza superiore.
L’installazione di sistemi antintrusione nelle nostre case ha preso il via intorno alla fine degli anni ‘80. In quegli anni, diverse aziende oggi divenute storiche hanno offerto ai propri clienti centrali che, pur nella loro semplicità, risultavano essere resistenti e affidabili, così solide e ben concepite da risultare, in molti casi, ancora oggi in servizio.
Certo, oggi non sono esattamente impianti di ultima generazione, ma non è detto che debbano esserlo: sono molte le ragioni per cui un cliente potrebbe non volere o non potere aggiornare l’impianto.
Le chiavi di tipo resistivo
C’è un problema però: le chiavi elettroniche. Queste centrali infatti erano le prime con chiave elettronica e inseritore (esterno o interno). Le chiavi erano di tipo resistivo e permettevano già addirittura di gestire le parzializzazioni.
Per quanto l’utente sia stato attento, queste tipologie di chiavi negli anni probabilmente si saranno rotte, saranno state smarrite o si saranno usurate, con il risultato di non essere più riconosciute dall’inseritore. Impossibile reperire i ricambi, ormai nessun distributore li ha più (giustamente), a meno di non incorrere in enormi “colpi di fortuna”.
Come risolvere il problema?
Le vie percorribili per fortuna esistono, sono relativamente economiche e permettono di mantenere invariato (o addirittura di innalzare) il grado di sicurezza del proprio vecchio sistema di allarme.
La soluzione migliore è, senza dubbio, quella di acquistare una scheda chiavi universale con le relative chiavi elettroniche o tag. Molte aziende italiane o estere infatti forniscono dei semplici sistemi di controllo accessi “stand alone” che poi andranno a interfacciarsi con la vecchia centrale di allarme mediante comuni relè.
Le chiavi di tipo meccanico
Le centrali di allarme di un tempo nascevano con la possibilità di essere accese e spente mediante chiave meccanica: è sufficiente quindi una ridotta conoscenza dell’elettronica per comprendere come interfacciare una scheda chiavi a un vecchio impianto. Ovviamente, anche in questo caso, affidarsi a un professionista rappresenta la scelta più sicura.
Sfruttando il cablaggio esistente è quini possibile sostituire l’inseritore esterno con quello del nuovo sistema chiavi, mentre la scheda di comando dovrebbe essere posizionata nelle immediate vicinanze o, meglio ancora, all’interno della centrale di allarme, dalla quale è possibile derivare anche l’alimentazione necessaria.
In commercio si possono trovare sistemi chiave che consentono di realizzare sia una banale sostituzione delle vecchie chiavi elettroniche, sia l’introduzione (con le schede di comando più evolute) delle personalizzazioni o delle funzioni extra (come ad esempio il comando di una elettroserratura). Alcuni sistemi, peraltro, sono anche provvisti di led e buzzer che restituiscono un feedback visivo e sonoro delle operazioni effettuate.
I sistemi stand alone a codice
Un’alternativa per chi non volesse più le chiavi (magari perché stufo dei propri familiari che le smarriscono di continuo) potrebbe essere quella di installare un sistema di controllo accessi stand alone a codice.
La logica è esattamente la stessa, solo che, invece di un inseritore, avremo una tastiera esterna che va a interfacciarsi con la relativa scheda di comando, a sua volta collegata alla vecchia centrale di allarme con i soliti relè.
Sul mercato vi sono sistemi stand alone che permettono l’installazione in esterno, anche in questo caso equipaggiati con led e buzzer che restituiscono conferma dei comandi inviati.
L’impiego dei radiocomandi
È possibile sostituire le vecchie chiavi elettroniche con dei radio comandi. È una prassi che (purtroppo) ha preso piede più delle alternative a chiave e a codice perché vengono utilizzate le riceventi destinate ai cancelli e alle automazioni, facilmente reperibili.
Una soluzione del genere non è consigliata, in quanto un radiocomando per cancelli è facilmente clonabile (anche quelli rolling code spesso hanno procedure di copiatura note) e non offrono alcun feedback di avvenuta esecuzione del comando. Se comunque il cliente intende approdare a una soluzione radio, è preferibile usare si temi dedicati al mondo de l’antintrusione con radiocomando bidirezionale e conferma ottica e acustica dei comandi.