Anche Mantova è nella ranking list dei Comuni italiani che hanno ottenuto il via libera (e i finanziamenti) per l’installazione di nuovi impianti di videosorveglianza. Il progetto, affiancato anche da un intervento di illuminazione che ha acceso 26 punti luce a Led, ha restituito alla comunità una delle aree verdi più amate ma per molto tempo al centro dello spaccio cittadino: i Giardini Tazio Nuvolari
Mantova, città d’arte e gastronomia della Lombardia sud-orientale, figura tra i Comuni che hanno ricevuto il cofinanziamento stanziato dal Ministero dell’Interno per i progetti finalizzati alla sicurezza, tramite d.l. 14 del 20 febbraio 2017, recante “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città”. Come ci illustra il comandante dirigente del Corpo di Polizia Locale Paolo Perantoni, i fondi sono stati destinati all’implementazione del già esteso sistema di videosorveglianza cittadino, scegliendo di andare a coprire un’importante area verde in prossimità del centro storico che fino a quel momento ne era priva.
Parliamo del progetto su cui l’Amministrazione comunale di Mantova ha scelto di investire. In che modo sarà aumentato il livello di sicurezza cittadina?
«Il progetto, cofinanziato dal Ministero tramite il bando, ha previsto un investimento totale di 36.000 euro, di cui 15.000 a carico dell’Amministrazione locale, e ha riguardato la realizzazione di un impianto di videosorveglianza presso i Giardini Tazio Nuvolari, situati all’inizio di Corso Vittorio Emanuele, uno dei principali accessi alla città. L’area in questione era interessata da fenomeni di spaccio di sostanze stupefacenti e dallo stazionamento di persone a esso collegate e per questo motivo penalizzata perché percepita come pericolosa dalla cittadinanza a cui di fatto veniva impedito di usufruirne serenamente. Da qui la scelta di installare 14 nuove telecamere dotate delle più moderne tecnologie, alcune tradizionali altre con visione a 180 gradi e in ogni caso conformi ai dettami contenuti nella Circolare ministeriale del 28 marzo 2012, con la quale si era diramato lo schema di ‘Patto per la sicurezza urbana’, rispondendo così ai parametri previsti per l’accesso al cofinanziamento. Aggiungo che sul territorio cittadino erano già presenti numerose telecamere, l’Amministrazione infatti negli anni ha investito molto in tal senso e al momento sono ben 517 quelle attive, facendo di Mantova uno dei Comuni che ne ha in maggior quantità rispetto al numero di abitanti».
Come e per quali ragioni è stato scelto il sito di installazione?
«Dovendo presentare il progetto per la realizzazione di nuovi impianti di videosorveglianza - il decreto finanziava solo quelli ex novo - la scelta del luogo in cui installare le telecamere è caduta sui Giardini Tazio Nuvolari, dove già in precedenza si era pensato di intervenire. Una zona che fino a quel momento era rimasta priva di un presidio di questo tipo e per la quale anche dalla cittadinanza era atteso un intervento ai fini della maggior sicurezza. La scelta in riferimento al progetto da presentare è stata quindi condivisa nell’ambito del Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza, che dal 2012 vede la partecipazione del Comune, con il suo Corpo di Polizia, della Prefettura e tutte le altre Forze dell’Ordine che si riuniscono per discutere delle problematiche cittadine. Per partecipare al bando del Ministero dell’Interno il Comune e la Prefettura di Mantova, il 25 maggio 2018, hanno quindi sottoscritto il “Patto per l’attuazione della sicurezza urbana (art. 5 del decreto legge n. 14/2017, convertito con modificazioni dalla legge 18 aprile 2017, n. 48)”. La necessità ravvisata era quella di videosorvegliare un’area critica dove già si erano concentrati una serie di interventi congiunti tra le Forze di Polizia, stante una situazione che aveva anche richiesto l’impiego delle unità cinofile sia della Polizia Locale di Brescia sia della Questura di Mantova. La zona indicata corrispondeva quindi appieno a quelle che erano le linee guida del decreto, mirato allo stanziamento di fondi precipuamente ai fini della sicurezza in aree interessate da fenomeni di microcriminalità o criminalità. In questo modo l’intera area dei Giardini è stata monitorata e, cosa che non avviene ovunque, in tempi estremamente brevi il problema costituito dallo spaccio di stupefacenti è stato completamente risolto».
A livello operativo, come funziona il sistema di collegamento delle telecamere cittadine, comprese quelle dei Giardini Nuvolari?
«Come tutte le altre presenti in città, anche le 14 telecamere posizionate nel parco sono collegate alla centrale operativa della Polizia Locale di Mantova e di tutte le altre Forze di Polizia. Questo collegamento era precedentemente stato reso operativo a seguito dei Patti per la sicurezza per cui il Comitato si era riunito il 20 dicembre del 2016 dando il via libera all’accesso da parte delle altre forze dell’ordine ai nostri impianti di videosorveglianza, cosa che è avvenuta il successivo 1° febbraio. Da quel momento Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato hanno avuto accesso alla nostra centrale operativa e le immagini registrate dal sistema sono state condivise. A spese del Comune il collegamento in fibra alle varie telecamere infatti è stato esteso anche alle loro centrali operative in modo che in autonomia potessero visionare, registrare e scaricare le immagini riprese. Questo secondo i protocolli e gli accordi che ci sono stati con la Prefettura che, tramite il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza e in base alla normativa, è chiamata a dare parere obbligatorio nel caso di un nuovo sistema di videosorveglianza di cui si andranno a condividere le immagini tra le varie forze dell’ordine, valutandone la conformità alle direttive ministeriali».
Quali sono state le tempistiche per la realizzazione del nuovo sistema di videosorveglianza per i Giardini Nuvolari?
«Data l’autonomia di cui disponiamo, con un architetto del Comune che ne ha seguito direttamente le varie fasi, si è svolto tutto piuttosto velocemente, al di là dei tempi burocratici necessari per la successiva presentazione e approvazione del progetto. A meno che non siano previste particolari opere edili, che magari richiedano l’intervento della Soprintendenza, in generale per progetti di questo tipo siamo piuttosto agili e la tempistica per la loro realizzazione è all’incirca di un mese, salvo ovviamente le autorizzazioni che deve rilasciare lo Sportello unico o altri passaggi di questo tipo. È evidente comunque che le cose varino in base ai singoli casi, se per esempio dovrò installare delle telecamere per la videosorveglianza nel centro storico dovrò sottostare al parere della Soprintendenza, con tempi d’attesa che a loro volta dipendono dal particolare tipo di vincolo (monumentale, con i canonici 120 giorni, o in presenza del solo vincolo ambientale perlomeno 30 giorni) quindi sarà da valutare anche il tipo di intervento richiesto (scavi, allaccio elettrico…) che non dipendono da noi ma dalle ditte chiamate a realizzarli. Altrimenti, una volta approvato il progetto e ottenute le dovute autorizzazione, in una ventina di giorni siamo operativi. Nel caso dell’impianto presso i Giardini Nuvolari, c’è stata solo una problematica relativa alla paesistica ma trattandosi di una procedura interna al Comune le tempistiche tecniche sono comunque state inferiori a quelle invece necessarie per il finanziamento, per cui era richiesto lo svolgimento di una procedura specifica prevista dallo Stato. Inoltre c’è da tenere conto che, oltre al nostro progetto, la Prefettura ha seguito in contemporanea anche quelli degli altri Comuni della provincia interessati dal finanziamento ministeriale. Si sono svolte quindi diverse riunioni operative anche con Comuni che per la prima volta facevano videosorveglianza sul territorio. Ad ogni modo, da quando abbiamo avuto il via libera, in una ventina di giorni l’impianto è stato realizzato. Il Comune infatti per ogni attività di rigenerazione urbana con il servizio pubblico predispone in automatico il cablaggio per l’eventuale passaggio della fibra per la videosorveglianza e, ai Giardini, le telecamere sono state posizionate sugli impianti di illuminazione che erano già presenti nel parco ed erano da poco stati cablati».