Anche l’IoT potrà fornire il suo valido contributo al maggiore dispiegamento della sicurezza all’interno delle smart city. Parola di Giulio Iucci, presidente di ANIE Sicurezza.
Quali vantaggi assicurerà l’IoT?
«L’IoT è l’insieme delle connessioni Internet operate da oggetti e da luoghi senza l’intervento dell’uomo: in futuro avremo città molto più connesse, con oggetti fissi e in movimento che potranno inviare informazioni in un centro raccolta dati (control room), utili per disciplinare molte situazioni: da un lato quelle operative, il traffico, la gestione dei macchinari e così via; dall’altro si avrà la possibilità di gestire e interpretare quanto accade nelle diverse aree cittadine in caso di criminalità o di problematiche di vario tipo, dall’assembramento di persone all’intercettazione di targhe. L’IoT comporta, insomma, una miriade di sensori e di apparati collegati che inviano informazioni in un punto centrale, consentendo un controllo e una mappatura più puntuale del territorio».
È possibile individuare anche delle criticità?
«In primo luogo tutti gli apparati debbono avere protocolli e interfacce standard, altrimenti non potranno comunicare tra di loro e con la control room: tutta la mole di dati deve essere omogeneizzata correttamente, per essere letta da un sistema centrale. Proprio per questo - secondo punto - è necessario un cruscotto software che consenta di analizzare e interpretare tutti dati forniti. L’intepretazione deve essere gestita dall’autorità pubblica; il security manager potrà stabilire delle procedure sulle modalità di intervento. Infine bisognerà strutturare tutti i protocolli di sicurezza al fine di non consentire un hackeraggio delle reti che, potenzialmente, potranno rivelarsi più deboli: più punti e collegamenti si hanno, più facile è prestare il fianco ad un attacco cyber».
Quale contributo potrà offrire il 5G rispetto a tali sfide?
«Il 5G consente una crescita esponenziale di connessioni in virtù di una banda più larga. Questo significa non solo la possibilità di avere una miriade di oggetti collegati e di gestire i “famosi” Big Data, ma, avendo più banda, si avrà anche la possibilità di avere un controllo su molteplici funzioni in real time da una postazione centralizzata. Anche qui emerge, tuttavia, un punto di attenzione che riguarda la gestione della mole di dati, i software che ne consentono l’analisi e le figure responsabili della loro lettura. Di fatto entriamo nel campo della gestione della sicurezza cyber».
Con l’IoT e il 5G, cosa cambierà per la privacy?
«Privacy e sicurezza costituiscono un’equazione in cui i due termini sono inversamente proporzionali. Bisogna quindi trovare, di volta in volta, un punto di equilibrio che, però, è dinamico, poiché la tecnologia evolve ad una velocità ben superiore alla legiferazione e alle normative. La vera discriminante diventa se per il cittadino una certa situazione è obbligatoria o una scelta. La sicurezza non deve essere assolutamente invasiva sulle vite private, andando a intercettare e interpretare abitudini, preferenze e gusti personali. Il vero valore si avrà quando il dato sarà garantito come anonimo e inviolabile. In caso di evento criminoso, invece, quello stesso dato sarà estraibile e interpretabile anche in profondità, ma solo dagli organi competenti».