L’IoT è il veicolo per l’innovazione delle imprese e delle città, ma servono competenze, finanziamenti e la collaborazione tra pubblico e privato
Pre Covid il mercato Internet of Things cresceva a doppia cifra, +24% nel 2019, e la pandemia ne ha rallentato la crescita, nel 2020 ha registrato un calo, ma solo del 3%, in linea con gli altri paesi occidentali che oscillano tra -5% e +8%. Il valore in Italia è di 6 miliardi di euro di cui la metà spesa per applicazioni basate sulla connettività cellulare, in calo del 6%, e la rimanente metà per applicazioni che sfruttano altre tecnologie di comunicazione, con crescita stabile rispetto al 2019.
Il nostro Paese vanta 93 milioni di connessioni IoT si cui 34 milioni sono abilitate da cellulari, in crescita del 10%, e 59 milioni da altre tecnologie, in crescita del 15%, tra cui le reti Low Power Wide Area (LPWA).
I soli oggetti connessi valgono 2,4 miliardi di euro e crescono del 4%, in controtendenza rispetto al mercato. Sono i dati dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Poli- tecnico di Milano.
“L’emergenza non ha permesso di replicare nel 2020 l’elevato ritmo di crescita tenuto dal mercato IoT negli ultimi anni -dice Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio-. Ma, pur in leggera flessione, il mercato è comunque in salute e pre- senta una buona dinamicità, con tanti ambiti che sono cresciuti rispetto al 2019, come Smart Agricolture, Smart Factory, Smart Logistics e Smart City.
Sono in costante aumento le connessioni IoT che abilitano l’evoluzione tecnologica, dalle nuove piattaforme all’edge computing, e la spinta dei servizi abilitati dagli oggetti smart apre nuovi modelli di business e opportunità sia dal punto di vista consumer che delle imprese e delle PA”. L’IoT sta di fatto cambiando anche l’approccio alla sicurezza: per esempio, le polizze assicurative sulla casa tengono conto anche del livello di “smartness”, perché la presenza di questi dispositivi ridurrebbe il rischio di furto.
Andando invece dal mercato consumer a quello business, l’Osservatorio registra la riduzione del divario tra grandi aziende e Pmi per quanto riguarda l’innovazione, proprio grazie allo IoT in ottica Industry 4.0: il 68% delle grandi ha avviato almeno un progetto in questo senso, mentre tra le Pmi la percentuale scende al 29%.
Ma nel 2020 tra le Pmi la conoscenza dello IoT è cresciuta del 5% e il numero di progetti del 6%, rispetto al 2019. Il 2020 insomma ha aggiunto incertezza ma non ha fermato l’innovazione smart. Il tema della sicurezza investe anche lo IoT per le Smart City: qui le maggiori difficoltà sono legate alle competenze, alle risorse finanziarie e alla capacità di usare i dati, che significa prima di tutto raccoglierli e poi anche condividerli.
“Per trasformare le città italiane in Smart City è necessaria una più stretta collaborazione fra pubblico e privato -prosegue Salvadori- la creazione di un ecosistema con più attori pronti a scambiarsi dati, asset e competenze è una delle principali leve da sfruttare in futuro.