Intervista esclusiva ad Alessandro Marcon, Security Partners Manager div Building Business di Schneider Electric, che analizza le dinamiche di una tra le acquisizioni più complesse del panorama internazionale e le evoluzioni di un mercato sospeso fra tradizione analogica e spinte marcate verso l’IP.
Paola Cozzi
Responsabile Rivista Sicurezza
“Schneider e Pelco. Due nomi - e due storie - che evocano solidità e tutto ciò che non è transitorio. Francese e con 170 anni di passato la prima, californiana e con oltre 50 anni alle spalle la seconda, le due realtà si sono strategicamente incontrate nell’ottobre del 2007”: è l’incipit di un mio articolo di un anno fa che, per la sua sintesi, mi piace riprendere in questa sede. Ebbene Alessandro, a quattro anni da quell’incontro, in che modo il “bagaglio” di Pelco, il suo percorso, il suo sapere, hanno trovato un proprio equilibrio all’interno di Schneider Electric?
Si è trattato di un processo graduale, scandito con linearità e conclusosi nel 2011 con la piena integrazione di Pelco all'interno dell’organizzazione Schneider Electric. In particolare, all’inizio dello scorso anno è stata portata a compimento l'integrazione a livello di business/front-office, in seguito alla quale il team Pelco è divenuto parte integrante della divisione Building Business di Schneider, con importanti benefici in termini di coordinamento commerciale e di condivisione delle risorse, a partire dalla mutualizzazione del supporto tecnico e dall'implementazione di sinergie nelle attività di sviluppo del business, a beneficio di tutti i nostri partner. Lo scorso autunno, invece, il processo di integrazione ha riguardato il back-office, consentendoci, da gennaio di quest'anno, di garantire, dall'Italia, tutte le attività di supporto commerciale ai nostri clienti, compresi gestione ordini, fatturazione e servizi finanziari.
Nessuna sovrapposizione, dunque?
Nessuna. L’integrazione delle due realtà ha preservato i canali specifici di entrambe, vale a dire il canale della sicurezza, nel quale Pelco opera da sempre, e il canale della building automation, proprio di Schneider Electric. Abbiamo vissuto questo processo come un’esperienza professionale estremamente positiva, interessante anche sotto il profilo umano. E con soddisfazione, ora possiamo affermare di avere portato a termine un cambiamento organizzativo articolato, complesso, che siamo certi porterà vantaggi operativi e nuove opportunità di crescita a tutti i nostri clienti.
Come si declina l’offerta video della divisione Building Business, all’interno della quale opera Pelco?
L’offerta video è caratterizzata dalla continuità con il passato di Pelco, dal fil rouge con la sua storia, il suo team, i suoi clienti. Senza fratture. Si avvale, dunque, di quello che è il canale specialistico della sicurezza, in Schneider denominato “Security Partners”. A questo si affianca il canale IT - terreno dei nostri competitor, soprattutto per quanto riguarda l’IP - al cui sviluppo stiamo lavorando in sinergia con la divisione IT di Schneider. Il canale “forte” della divisione, ovvero la building automation, è invece orientato al mondo delle soluzioni. Il suo focus non è sul singolo dispositivo, ma sulle soluzioni che, oltre alle apparecchiature per la videosorveglianza, comprendono altri prodotti del portafoglio Schneider, fra i quali i sistemi per controllo accessi, i rivelatori di fumo e - spesso - prodotti che fanno capo ad altre divisioni. Il tutto integrato e supervisionato da piattaforme specifiche. Quello che stiamo facendo - sfruttando le sinergie con altre divisioni del Gruppo - è lavorare allo sviluppo di business su settori verticali, coinvolgendo, in questo modo, altre tipologie di clienti finali.
Restiamo sui prodotti: quali novità riserva questo 2012?
Una novità di rilievo - già disponibile sul mercato - è la piattaforma Digital Sentry 2.0, evoluzione della storica Digital Sentry, ora con un hardware di nuova generazione, in grado di garantire prestazioni nuove in termini di integrazione di dispositivi IP e, in particolare, HD. Il suo punto di forza consiste nell’essere una soluzione ibrida, nel fungere da “ponte” per la migrazione da impianti analogici - eventualmente già esistenti - a impianti che integrano telecamere di rete. E’ in grado, inoltre, di interagire - gestendole - con telecamere di terze parti. Un’altra importante novità - disponibile nel corso dell’estate - è la piattaforma Sarix 2.0, motore tecnologico di tutte le nostre telecamere IP: standard, Megapixel, dome, dome HD e a tecnologia termica. Conforme allo standard ONVIF, Sarix è da sempre garanzia di alta definizione, prestazioni elevate in condizioni di scarsa luminosità, profilo elevato di compressione, funzionalità analitiche integrate e rapidità di elaborazione.
Pelco è membro del Forum ONVIF e, a dicembre del 2010, presso la propria sede di Clovis, in California, ha ospitato una serie di incontri del Comitato Tecnico e del Comitato Direttivo. Come prosegue tale collaborazione?
Si tratta di una collaborazione importante e strategica, che alimentiamo attivamente da tempo come, peraltro, quella con il consorzio PSIA - Physical Security Interoperability Alliance. Siamo consapevoli che i processi di standardizzazione costituiscono uno degli strumenti atti a garantire maggiore flessibilità e nuovi livelli prestazionali a tutti i clienti e utilizzatori delle tecnologie di sicurezza, consentendo la realizzazione di soluzioni in grado di impiegare il meglio tra quanto disponibile sul mercato. Da parte nostra, nel corso del 2011 abbiamo introdotto la versione ONVIF compliant del sistema di gestione e registrazione DigitalSentry serie NVS e a breve - come accennavo prima - la versione ONVIF di Sarix 2.0.
Vediamo da vicino il programma “Partner First”di Schneider...
Con orgoglio posso dire che si tratta di uno dei nostri “fiori all’occhiello”, all'interno di un contesto più ampio denominato "Open". I sistemi di videosorveglianza IP e, più in generale, le soluzioni integrate che si appoggiano a reti dati, possono consentire un più efficace livello funzionale delle applicazioni, generando nuove e legittime aspettative da parte degli utilizzatori. Questi nuovi obiettivi prestazionali - spesso legati al contesto applicativo, ovvero alle esigenze specifiche del cliente finale - richiedono una forte interoperabilità dei vari componenti e/o sottosistemi che costituiscono la soluzione implementata. In altre parole, per garantire il raggiungimento delle performance complessive richieste, si rende necessario un elevato livello di integrazione tra gli apparati, possibile solo attraverso una stretta collaborazione tra le diverse aziende costruttrici mediante la condivisione di tutte le informazioni e le caratteristiche tecniche delle apparecchiature. Il nostro Programma segna un nuovo livello di "apertura" dei prodotti e delle soluzioni video Schneider Electric e ci vede quotidianamente impegnati a identificare e a rendere disponibili sul mercato nuove caratteristiche, funzionalità e prestazioni ottenibili dall'integrazione con apparati e piattaforme di terze parti. Con oltre 250 aziende partner già attivamente aderenti, Partner First rappresenta una vera opportunità per la realizzazione di evolute soluzioni integrate di videosorveglianza e, più in generale, di sicurezza.
Alessandro, che fase sta attraversando, in generale, il mercato italiano del video e, in particolare, il mercato dell’IP?
Lo scenario, in questo momento, è duplice. Da un lato, abbiamo un mercato dell’analogico in continua contrazione, senza tuttavia precipitare; dall’altro, un mercato dell’IP in crescita con, al momento, interessanti opportunità di differenziazione dell'offerta, sia dal punto di vista economico che delle prestazioni.
Analogico in contrazione, ma senza precipitare: che cosa significa?
Il mercato del video analogico si contrae in termini di fatturato, ma “tiene” in termini di quantità di pezzi venduti. Quello che sta accadendo è un forte abbattimento dei costi… Oggi, il prezzo di una telecamera analogica è molto più basso rispetto a due o tre anni fa. Non voglio avventurarmi in calcoli algebrici, ma è evidente che esiste un divario tra fatturato e costi, da un lato, e unità vendute dall’altro.
Perché - parallelamente a un mercato IP in crescita - si continuano a vendere grandi quantità di telecamere analogiche?
Perché costano meno delle telecamere IP. Per i prossimi uno-due anni (qualcuno azzarda tre) si faranno ancora molti impianti analogici perché, dal punto di vista dei costi, sarà ancora conveniente farlo. Detto questo, è chiaro che si deve investire nell’IP. Quello è un processo che non si ferma. E se oggi fare un impianto IP è più costoso rispetto a una soluzione analogica, certo le possibilità prestazionali e la flessibilità di impiego e di sviluppo giustificano ampiamente l'investimento iniziale.