Quanto è importante l’interconnessione tra il progettista di impianti e colui che li realizza?
Si discute spesso, nell’affrontare il tema della realizzazione degli impianti, sulle figure professionali che sono impegnate in quest’opera: da un lato emerge la figura del progettista, dall’altro si attribuisce, naturalmente, altrettanta importanza all’installatore.
A bocce ferme - e a impianto ultimato - nell’ipotesi in cui qualcosa non funziona, funziona male o non soddisfa il committente, si è soliti attribuire le responsabilità all’uno o all’altro, senza pensare che, molto spesso, queste due figure sono estremamente interconnesse tra di loro e che l’uno senza l’altro non solo non ha ragione di esistere, ma perde moltissima della sua efficacia.
Esaminiamo dunque queste due figure, per cercare di comprendere quanto sia importante l’interconnessione tra il progettista di impianti e colui che li realizza.
Un soggetto attivo e uno passivo?
Il progettista di impianti è una figura oramai consolidata in tutti mercati del mondo e universalmente riconosciuto anche da ampi riconoscimenti a livello normativo e legislativo. È colui che analizza le problematiche, studia le esigenze del committente finale, cerca le soluzioni ottimali e, infine, traduce questo suo pensiero in calcoli, in dimensionamenti, in scelte operative sulle apparecchiature e sulle tecnologie da utilizzare.
Tutto questo viene poi reso sulla carta attraverso documenti ben individuati anche normativamente. Questi documenti sono poi trasferiti al committente, il quale commissiona il lavoro per ottenere l’impianto desiderato.
Chi è e che ruolo gioca, invece, l’installatore dell’impianto? L’installatore è colui al quale il committente affida la realizzazione materiale dell’impianto e, quindi, la trasposizione in campo di quello che il progettista ha pensato di realizzare. L’installatore sembrerebbe, in prima battuta, come un soggetto passivo, cioè un soggetto che deve semplicemente attuare ciò che un altro ha pensato.
Ma questo non è assolutamente vero per vari motivi: in primo luogo perché l’installatore ha anch’egli una sua cultura tecnica e professionale che gli consente non solo di leggere i documenti forniti dal progettista, ma anche di “criticarli” ed eventualmente di ottimizzarli, in funzione delle esigenze che via via si vanno presentando nella realizzazione pratica dell’opera.
Ecco dunque che la situazione si presenta molto più complessa di quello che si potrebbe immaginare in un primo momento: da un lato, la figura del progettista come ideatore, dall’altra quella dell’installatore come realizzatore.
Tuttavia, i due sono intimamente interconnessi e si può essere certi che, quando un impianto di qualunque genere funziona e risponde alle esigenze del committente, questo è il risultato di una ottima interconnessione tra il progettista e il realizzatore dell’opera.
Due ruoli sovrapposti
Bisogna, inoltre, sottolineare che le due figure, sovente, si confondono tra di loro, perché talvolta il progettista ha una sua propria impresa e, quindi, dopo aver progettato, realizza l’impianto stesso. Viceversa - e molto più frequentemente - l’installatore viene chiamato a effettuare non soltanto l’istallazione ma anche la progettazione dell’intervento.
Questa seconda soluzione negli ultimi anni si è molto consolidata sul mercato, da un lato perché l’installatore è molto cresciuto professionalmente ed è quindi in grado anche di effettuare determinate scelte o determinati dimensionamenti; dall’altro perché il committente, molto spesso per motivi economici, preferisce rinunciare a uno dei due soggetti e concentrare il capitale da investire solamente su uno dei due.
Tale circostanza non è, in linea di principio, positiva, venendo a perdere una delle fasi più importanti del percorso di realizzazione dell’impianto: infatti, le due figure - pur se spesso hanno capacità sia progettuali che realizzative - presentano un diverso approccio al problema: il progettista, che proviene da studi teorici, affronta la problematica con una mentalità più ingegneristica, più teorica e rispondente a leggi e normative vigenti; l’installatore, il quale ha sicuramente una maggiore praticità, affronta la stessa problematica con una maggiore concretezza, prediligendo soluzioni spesso empiriche piuttosto che teoriche.
Sintesi tra teoria e pratica
La sintesi delle due visioni del progetto porta certamente al miglior risultato possibile: il progettista deve studiare i problemi, eseguire sopralluoghi attenti e accurati, raccogliere le esigenze del committente e, in definitiva effettuare tutti i calcoli e i dimensionamenti di un impianto che risponda alle esigenze del caso. All’installatore tocca, invece, il compito di calare quella che è teoria nella pratica di cantiere e, quindi, in fase realizzativa, perfezionare le scelte del progettista alla luce di circostanze sconosciute dallo stesso o scarsamente considerate.
Ma, una volta appurata questa esigenza indifferibile per la realizzazione di un impianto, c’è da chiedersi: come fare per ottenere questa auspicata collaborazione? In quest’ottica, la soluzione migliore è quella di un colloquio continuo e costante del progettista con l’installatore, già in fase di studio del progetto. Quando questo non risultasse possibile perché, mentre è noto il progettista non è stato ancora individuato l’installatore, si può conseguire un ottimo risultato, in fase di realizzazione, facendo sedere allo stesso tavolo le due figure.
Non a caso, spesso, anche la Pubblica Amministrazione preferisce conferire l’incarico di direzione lavori allo stesso progettista dell’opera, in modo che qualsiasi situazione operativa in fase di realizzazione e che risulti difforme da quella progettata, possa vedere l’intervento congiunto delle due figure che affrontano insieme la sopraggiunta necessità e insieme trovano la soluzione più adeguata.
I vantaggi della collaborazione
L’installatore trae enormi vantaggi dalla collaborazione con il progettsita. Infatti, dopo essersi aggiudicato il lavoro e avendo in campo maestranze e mezzi d’opera, il suo interesse è quello di lavorare il più celermente possibile per contenere i costi di realizzazione. Un qualsiasi intoppo, in questa fase, diventa deleterio. Perdite di tempo che certamente si ripercuotono sul valore globale del lavoro, nonché sulla buona riuscita dello stesso.
In queste circostanze, avere al proprio fianco il progettista significa poter avvalersi di un risolutore di eventuali variazioni al progetto, che le effettui con la piena consapevolezza di chi lo conosce e ne conosce tutte le circostanze al contorno, avendolo in precedenza sviluppato. A questo reciproco interesse, si aggiunge quello del committente, che potrà ricevere l’opera compiuta e che, certamente, non darà adito a problemi futuri, né in fase di funzionamento né in fase di gestione.
Rimbalzo di responsabilità
È sotto gli occhi di tutti ciò che accade quando i due soggetti citati non colloquiano o quando addirittura non si conoscono. Alla prima difficoltà, al primo intoppo o cattivo funzionamento dell’impianto, il committente si ritrova di fronte al solito rimbalzo di responsabilità.
Non sa, infatti, se la responsabilità di un malfunzionamento deriva da un errore del progettista in sede di progettazione o da un errore dell’installatore in sede di realizzazione dell’impianto.
Questa circostanza deve fare molto riflettere proprio i committenti, i quali devono comprendere che non è conveniente limitare i costi facendo a meno del progettista, così come è evidentemente palese che coinvolgerlo come direttore dei lavori durante la realizzazione dell’opera, significa legarlo ancor più alle proprie responsabilità.