Prima di dare inizio alla fase di progettazione di un impianto video, occorre comprendere le reali esigenze del committente, spiegandogli innanzitutto la differenza tra quanto si vede nelle serie televisive e i reali limiti della tecnologia…
Massimiliano Cassinelli
Ingegnere
Progettista reti TLC
Quando si parla di “progettazione”, occorre innanzitutto definire la differenza tra quanto accade (anche se non sempre la legge viene rispettata) per un appalto pubblico o di grossi committenti e quanto espresso da realtà di dimensioni più contenute.
Nel primo caso, l'assegnazione dei lavori di creazione dell'impianto passa attraverso una gara, basata su un capitolato redatto da un professionista del settore o da un ufficio tecnico interno.
Il capitolato
Si tratta di un documento fondamentale, dal quale non si può prescindere nella definizione dell'offerta.
Allo stesso tempo, però, non bisogna incorrere nell'errore di considerare un simile documento come indiscutibile.
In realtà, benché sia realizzato da una persona di fiducia del committente, non rappresenta necessariamente la soluzione “assoluta”.
Nella definizione dell'offerta, quindi, è possibile introdurre variazioni e innovazioni migliorative.
In particolare, considerando la rapida evoluzione tecnologica del settore, alcune varianti potrebbero addirittura consentire un risparmio rispetto a quanto proposto dal capitolato.
Un capitolato definisce, infatti, un quadro di riferimento, proposto dall’utente finale in funzione delle esigenze espresse e, legittimamente, dell'investimento che è disposto a sostenere.
Qualunque differenza rispetto a quanto richiesto, deve essere adeguatamente giustificata e, possibilmente, supportata da adeguata documentazione a corredo.
E’ importante sottolineare come i componenti utilizzati, soprattutto per quanto riguarda la rete di collegamento tra i singoli apparati, pur essendo differenti nei dettagli, sono regolati da standard.
Questo implica che, almeno sulla carta, tutti i prodotti si assomigliano, in termini di prestazioni minime.
Una differenza sostanziale rispetto agli arredi, per i quali i materiali sono regolati da leggi, ma non da standard.
Quindi, ogni arredo è diverso e, spesso, realizzato ad hoc.
Al contrario, per il cablaggio di una rete di videosorveglianza non si possono riscrivere gli standard, così come è poco consigliabile affidarsi a soluzioni di tipo “fantasioso".
Può ovviamente accadere che un importante Vendor sia in grado di proporre soluzioni non ancora standardizzate.
Ma questo non significa che gli eventuali miglioramenti verranno accettati dal mercato e garantiti anche in futuro.
Per tale ragione, se vengono proposte caratteristiche innovative rispetto a quelle indicate dagli standard, è necessario verificare che analoghe soluzioni siano offerte almeno da altri tre costruttori.
In caso contrario, si corre il rischio di affidarsi a prodotti che, nel prossimo futuro, potrebbero uscire dal mercato, impedendo così la sostituzione di eventuali componenti danneggiati o l'espansione della rete esistente.
In un appalto pubblico, pena la nullità della gara, non si possono, inoltre, indicare i nomi e i marchi dei prodotti da utilizzare.
L'unica eccezione tollerata, riguarda scelte dettate da precise ragioni tecniche o, comunque, giustificabili in presenza di un eventuale ricorso.
Un maggior margine di manovra, invece, è possibile nella formulazione dell'offerta da parte di committenti privati, soprattutto se di piccole dimensioni.
Questi ultimi esprimono, solitamente, i propri desideri ed esigenze, che si scontrano però con i limiti della tecnologia e, tipicamente, del budget disponibile.
Da qui la necessità, ancor prima di formulare l'offerta, di un adeguato confronto per capire di quale tipologia di impianto necessiti effettivamente un cliente.
Un'attenzione a parte, invece, deve essere dedicata al cosiddetto Project Financing.
Una simile opportunità, offerta dalla legge 415 del 1998, concede libertà operativa e autonomia di realizzazione al soggetto privato, senza entrare nei dettagli delle questioni tecniche, con la sola richiesta di soluzioni "chiavi in mano".
E’ d’obbligo la redazione
di un progetto
In ogni caso, prima di affrontare la realizzazione di un impianto di videosorveglianza, rimane necessario realizzare un adeguato progetto, redatto sulla base delle indicazioni del cliente finale, ma anche sulla perfetta conoscenza dell'ambiente in cui sarà necessario installare le telecamere e posare i cavi di collegamento fra le diverse apparecchiature.
Una simile necessità, anche se è spesso trascurata e considerata solamente un inutile aggravio di costi, consente invece di risparmiare tempo e prevenire errori durante la fase di cantiere.
Solo attraverso un’adeguata progettazione, infatti, è possibile sapere esattamente il quantitativo e la tipologia di materiali da utilizzare.
In tal modo vengono evitate le interruzioni dovute alla mancanza di componenti o di specifiche attrezzature.
Simili situazioni, infatti, possono comportare un allungamento dei tempi previsti, ma anche il ricorso ad accorgimenti raffazzonati, che hanno un impatto negativo sulla qualità.
Accanto a queste considerazioni di tipo pratico, però, sono le stesse leggi in vigore a imporre il ricorso alla progettazione.
In particolare il DM 37/08, al quale devono rifarsi gli impianti a servizio degli edifici, stabilisce che “l’installazione, la trasformazione e l’ampliamento degli impianti richiedono la redazione di un progetto da parte di un professionista iscritto negli albi professionali secondo la specifica competenza tecnica richiesta”.
Ancor più esplicito, inoltre, il DL 163/06, relativo agli appalti pubblici che, nell’articolo 93, fissa addirittura tre operazioni distinte: progetto preliminare, progetto definitivo e progetto esecutivo, tutti necessari per partecipare alle gare della Pubblica Amministrazione.
Installazione non sempre lecita
In fase di progettazione degli impianti video, è opportuno ricordare le principali indicazioni espresse dalla normativa sulla Privacy.
In passato, infatti, l'installazione di impianti di videosorveglianza è stata spesso affrontata con eccessiva disinvoltura e limitata attenzione alle indicazioni normative.
In particolare, partendo dalla prescrizione secondo la quale “l’installazione di telecamere è lecita solo quando altre misure di sicurezza siano ritenute insufficienti o inattuabili”, le telecamere devono essere puntate in modo tale da riprendere esclusivamente l'area direttamente interessata dalle esigenze di sicurezza.
É inoltre fondamentale evitare il rischio di violare l'intimità delle persone, soprattutto quando, sia pur casualmente, una telecamera - fissa o brandeggiabile - potrebbe inquadrare l'interno di un'abitazione privata.
Una corretta progettazione, in ogni caso, non può prescindere da un attento sopralluogo nel corso del quale - oltre a valutare la disponibilità degli spazi per far transitare i cavi necessari all'alimentazione elettrica e alla trasmissione delle immagini - si tengano in considerazione le condizioni ambientali in cui dovranno essere effettuate riprese.
Non dobbiamo, infatti, dimenticare che una telecamera, per quanto sofisticata, non possiede le stesse capacità di un occhio umano.
Questo significa che, in modo autonomo, simili apparecchiature non sono in grado di riconoscere un oggetto che si trovi a distanze differenti.
All'atto pratico, quindi, è necessario definire quale sarà la profondità di campo, ovvero a distanza, entro la quale saranno messi a fuoco gli oggetti.
Questione di luce
Allo stesso modo, per effettuare le riprese, una telecamera necessita sempre di adeguate condizioni di illuminazione e, soprattutto, di non trovarsi a operare, in specifici orari, in condizioni di controluce.
È questo il caso, tipico, degli apparecchi posti sulle rampe di accesso ai box sotterranei.
In queste installazioni, in assenza di adeguati accorgimenti, per alcune ore del giorno la telecamera riceverà frontalmente la luce solare e, quindi, regolerà la propria luminosità su questo valore, lasciando in ombra le persone e i veicoli in entrata, con l'effetto di rendere irriconoscibili la targa o il volto.
Al contrario, nelle ore serali e notturne, una telecamera regolata sulle condizioni di piena luce potrebbe non essere in grado di svolgere adeguatamente il proprio compito.
Proprio l'aspetto dell'illuminazione ha un impatto fondamentale sui sistemi di ripresa.
Le telecamere più diffuse ed economiche, infatti, sono classificate “day”, in quanto adatte alle sole riprese diurne.
La loro limitata sensibilità, infatti, identifica il minimo illuminamento necessario per consentire una visione corretta delle immagini.
Al contrario, le apparecchiature "night&day" sono dotate di Led a infrarossi per consentire le riprese in notturna, anche se in questo caso le immagini registrate risultano prive di colore.
È però importante ricordare che i Led, essendo sistemi di illuminazione, possono garantire solo una portata limitata e, per tale ragione, è necessario valutare attentamente la possibilità di illuminare correttamente l'area da riprendere, soprattutto quando a distanza significativa rispetto alla sorgente luminosa.
La sensibilità
Quando si opera in condizioni di limitata illuminazione, riveste un ruolo fondamentale la sensibilità, ovvero la capacità della telecamera di riprodurre un segnale video anche con uno specifico valore di illuminamento, misurato in Lux.
Nella valutazione della sensibilità, occorre ricordare che il valore non si riferisce all'illuminamento ambientale, ma alla quantità di luce rilevata dalla telecamera.
Esemplificando, questo significa che, poiché un volto riflettere mediamente il 20% della luce ricevuta, una telecamera caratterizzata dalla sensibilità di 1 Lux richiede che, per riconoscere correttamente una persona, l'ambiente abbia un illuminamento pari a 5 Lux.
Per verificare l'efficacia del riconoscimento e, quindi, l'effettiva utilità di un sistema di videosorveglianza, si utilizza un metodo ormai standardizzato: si posiziona, nel campo utile di ripresa, un oggetto circolare di diametro 20 cm, con 4 quadranti alternativamente bianchi e neri.
L’oggetto è ritenuto riconoscibile qualora possa essere visto sul monitor a 3 metri di distanza, sotto un arco di 5’.
Per ottenere un risultato soddisfacente, nel corso dell'intera giornata e al variare delle stagioni, occorre seguire sempre una serie di pratiche indicazioni operative, secondo le quali è opportuno evitare:
- telecamere che inquadrano troppo dall'alto i soggetti
- telecamere che inquadrano con ottiche grandangolari un accesso
- telecamere che inquadrano in controluce un ingresso o un soggetto
- telecamere che inquadrano un pavimento o una superficie lucida o che potrebbe riflettere la luce
- telecamere con ottica a diaframma manuale in condizioni di ripresa con luce variabile