Per la boutique di orologi di lusso Audemars Piguet, antintrusione, antirapina, video, controllo cassetti e vetrine, rivelazione incendio sono inseriti all'interno di un unico impianto integrato.
Per il progettista e l’installatore, la messa in sicurezza di un esercizio pubblico per definizione “aperto” e non blindato, all’interno del quale si trovano beni di elevato valore, pone delle criticità precise. Innanzitutto, in progetti del genere, il primo problema consiste nel riuscire a coniugare la presenza di tutte le apparecchiature di sicurezza con l’estetica dei locali, le esigenze degli architetti e le disposizioni dei Vigili del Fuoco che - ad esempio - richiedono la presenza di porte che fungano da vie di fuga in caso di incendio. Porte che, in determinate circostanze, devono poter essere aperte, quando, invece, le esigenze di sicurezza vanno esattamente nella direzione opposta, ovvero tenerle sempre chiuse.
Riguardo, in particolare, alla visibilità dell’impianto, vanno tenuti presenti due fattori: la visibilità funge da deterrente per i criminali ma, allo stesso tempo, la tipologia di clientela che frequenta questi esercizi non gradisce il fatto di sentirsi osservata da più telecamere. La parola d’ordine, in questi casi, punta a mantenere un’elevata discrezione e a salvaguardare la privacy dei clienti, cercando, allo stesso tempo, di esercitare un controllo mirato su tutti i locali.
Ma veniamo alla Boutique di orologi di lusso Audemars Piguet, store milanese che necessitava di un impianto di sicurezza che fosse attivo anche nelle ore di apertura al pubblico e di protezioni puntuali dei cassetti e delle vetrine espositive.
Il punto di partenza è stata la protezione perimetrale delle mura di confine del negozio, per poi passare all’installazione di rivelatori volumetrici interni e di telecamere in tutti gli ambienti, al punto che non c’è un angolo, all’interno dell’esercizio, che non sia coperto dal sistema. È stato realizzato un impianto antintrusione e antirapina in tutti i locali, con rivelatori volumetrici e sensori sismici alle pareti.
Tutto il negozio è protetto da telecamere IP dome day&night a colori - circa 4/5 in ogni locale, dotate di tecnologia HD e Megapixel - e da microfoni selettivi su tutte le pareti di confine, sui pavimenti e sulle casseforti, in grado di avvertire anche i più impercettibili rumori e vibrazioni causati da qualsiasi tentativo di effrazione.
All’esterno della Boutique Audemars Piguet, le telecamere puntano sull’ingresso principale e su quello secondario. Una telecamera è stata installata a ripresa continua per la protezione del caveau. Controlla l’intero sistema una centrale multifunzione che, in un cruscotto, contiene tutte le informazioni delle diverse apparecchiature installate. Dettagli che sono disponibili per essere consultati anche tramite dispositivi mobili e Web.
In tutta la boutique sono stati installati anche rivelatori di fumo che dialogano direttamente con la centrale antincendio. Infine, è stato ideato un sistema che consente l’apertura dei cassetti e degli espositori di preziosi solo tramite un badge di riconoscimento di cui è dotato il personale. Ed è stata impostata una chiusura automatica dopo un determinato lasso di tempo.
Furto semplice, furto con destrezza e rapina
Valerio Guidi, progettista e installatore, titolare di GFG Impianti, spiega quali sono le modalità di attacco più frequenti ai danni delle gioiellerie e quali le pratiche di difesa più efficaci.
A quali attacchi sono maggiormente soggette le gioiellerie e, in genere, le piccole attvità commerciali dedite alla vendita di preziosi?
«Il furto innanzitutto. Che solitamente avviene a negozio chiuso, nei festivi, nelle ore serali o notturne. Anche se, in questi casi, si tratta di un evento non così frequente…».
Perché?
«A gioielleria chiusa, né nei locali, né nelle vetrine, sono presenti oggetti di valore, in quanto, poco prima della chiusura, questi vengono sempre ritirati e custoditi nel caveau del negozio fino all’apertura successiva. Il perimetro esterno, dunque, in questo senso non rappresenta un’area critica.
Semmai, la protezione del perimetro diventa una questione rilevante per evitare che il criminale possa praticare dei fori nelle pareti o possa comunque preparare dei punti di accesso, di cui servirsi successivamente per realizzare il colpo».
E l’attacco in pieno giorno, con il negozio in attività?
«Questa tipologia di attacco è estremamente rischiosa e, purtroppo, la più frequente. A tale proposito, si distinguono due modalità: il “furto con destrezza” e la rapina a mano armata. Nel primo caso, il criminale - in presenza del titolare dell’esercizio e/o dei suoi dipendenti - riesce abilmente a sottrarre, dagli espositori o dai cassetti, gioielli e preziosi e a sostituirli con copie false».
Come ci si difende da questi rischi?
«Con le telecamere. Sono d’obbligo immagini molto ravvicinate all’interno dei locali, in alta definizione per visualizzare tutti i più piccoli dettagli. Immagini visualizzabili da remoto e trasmesse direttamente all’Istituto di Vigilanza».
Per ottenere immagini ottimali, quanto sono importanti i colori dei piani di appoggio?
«Al fine di garantire contrasti di luce ed evitare riflessi e difficoltà di inquadramento da parte delle telecamere, la scelta dei colori dei piani dei banconi - sui quali il personale della gioielleria appoggia i preziosi - è fondamentale. Il bianco, ad esempio, non è un colore consigliabile. Così come i colori molto scuri. Mentre il beige o il grigio favoriscono un migliore contrasto dell’immagine nelle riprese video».
Telecamere a parte, è possibile il controllo puntuale dell’apertura di cassetti e vetrine?
«Sì. E in questo modo si previene il furto con destrezza, ma anche eventuali disattenzioni da parte del personale. Serrature elettriche, tastiere a codici, lettori di badge: sono molti i sistemi che si possono installare, in base al livello di sicurezza che si desidera ottenere».