Sicurezza nelle carceri italiane – È allarme. Si apre all’uso dei droni

Aggressioni, risse, evasioni. Negli istituti penitenziari italiani la sicurezza per agenti e detenuti è una vera emergenza. Il ministro della Giustizia Bonafede apre all’impiego di droni per la videosorveglianza

«La situazione delle carceri è tragica su tutto il territorio nazionale e il sovraffollamento rappresenta un’emergenza». L’allarme è stato lanciato all’inizio dell’anno dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, in un’audizione davanti al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir). Da allora è passato quasi un anno, eppure la condizione preoccupante degli istituti penitenziari del nostro Paese pare non abbia conosciuto significativi miglioramenti. Anzi, la cronaca di questi mesi ha continuato a registrare un susseguirsi di notizie di aggressioni ai danni degli agenti della polizia penitenziaria, di risse fra detenuti e persino di evasioni. In uno scenario del genere, di fatto il tema della sicurezza assume i profili dell’urgenza.

A renderlo evidente, come spesso accade, sono i “freddi” numeri: per esempio, nel giro di neppure cinque anni, le aggressioni ai danni degli agenti di polizia penitenziaria sono persino raddoppiate, passando dai 387 episodi del 2014 ai 681 del 2018, in pratica quasi due al giorno.

Lo segnala il sindacato di categoria UIL PA Polizia Penitenziaria. Una situazione drammatica con ricadute anche a livello sociale. Basti pensare che, sulla base di un test compilato durante la prima metà del 2018, un terzo degli agenti della polizia penitenziaria soffre di depressione e stati d’ansia gravi. Ci sono stati anche casi - 17 in tre anni - di agenti che si sono tolti la vita. La sicurezza, naturalmente, è urgente anche per i detenuti, considerato che dal 2000 ad oggi sono stati quasi 1.100 i suicidi in carcere, ovvero cinque al mese, secondo i numeri raccolti da Ristretti Orizzonti. Ben più alti risultano, inoltre, i casi di tentati suicidi e autolesionismo, che raccontano di “un sistema che rischia la deriva”, per usare le parole della stessa UIL PA Polizia Penitenziaria.

Si punta sui droni

È stato lo stesso ministro Bonafede a indicare la strada per migliorare lo scenario delle carceri italiane: dal rafforzamento degli organici degli agenti, agli interventi in favore dell’edilizia penitenziaria, passando dalla possibilità di riconvertire in prigioni complessi ex militari. Sotto il profilo tecnologico, il Guardasigilli si è dichiarato pronto a valutare l’uso dei droni per la videosorveglianza: a metà giugno, infatti, è stato già effettuato un esperimento nel carcere di Mammagialla a Viterbo.

D’altra parte, persino i malviventi più volte hanno utilizzato droni per trasportare ai carcerati droga e microtelefoni cellulari, sempre più diffusi tra i detenuti. Ecco perché in Parlamento è in esame un disegno di legge per consentire al Corpo di polizia penitenziaria l’utilizzo di aeromobili a pilotaggio remoto che, si segnala, possono «garantire la sicurezza penitenziaria, in particolare le traduzioni e i piantonamenti, l’attività di contrasto alle evasioni, il governo dell’ordine e della disciplina in ambito penitenziario, oltre che quelle funzioni di polizia che le norme in vigore assegnano al Corpo».

Cosa accade all’estero

Il tema della sicurezza delle carceri è molto sentito anche all’estero. Per esempio nel 2021 in Inghilterra sorgerà, a Wellingborough, un nuovo istituto di pena che costerà ben 253 milioni di sterline e ospiterà circa 1.600 detenuti. In molti l’hanno già definito la “prigione del futuro”. Sarà caratterizzato da standard di sicurezza di tipo aeroportuale, inclusi scanner a raggi X e metal detector, per reprimere in tutto l’Istituto il giro illecito di droghe, armi e telefoni cellulari.

Tuttavia, scenari più futuristici arrivano da Cina e Hong Kong, dove si stanno implementando nuove tecnologie di intelligenza artificiale per monitorare i detenuti, perlomeno in alcune carceri, persino ogni minuto del giorno. Sensori connessi, braccialetti di localizzazione e analisi dati sembrano destinati a trovare diffusione come in ambito consumer. Un ulteriore supporto giungerà dai sistemi di videosorveglianza in rete programmati per identificare comportamenti anomali (autolesionismo o violenza contro gli altri). Infine, per la lotta agli stupefacenti in prigione, non mancheranno robot incaricati della ricerca di tracce di droga nelle feci dei detenuti.

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