Pierangelo Bertino, key account manager per l’Italia di Axis Communications, illustra cosa non può mancare quando si realizza un sistema di sorveglianza destinato agli stabilimenti industriali.
All’interno degli stabilimenti industriali, la sicurezza trova una doppia declinazione, a livello di safety dei lavoratori e di security dei macchinari e delle linee di produzione. Alla luce di questi due elementi, abbiamo cercato di individuare con Pierangelo Bertino, Key Account Manager per l’Italia di Axis Communications, quali sono i fattori da prendere in considerazione nella realizzazione di un sistema di protezione e nell’applicazione della videosorveglianza ai siti industriali.
Quali possono essere gli elementi principali di un sistema di sicurezza in ambito industriale?
«Il primo livello di sicurezza industriale è rappresentato dal perimetro dello stabilimento di produzione, lungo cui è possibile installare telecamere termiche. L’associazione con l’intervento di dispositivi come telecamere PTZ, trombe, intercom per la gestione del controllo degli accessi (anche da remoto via app) o radar permette di ricostruire, integrando i diversi dati, tutto ciò che succede all’esterno dello stabilimento.
Per quanto riguarda la sicurezza industriale degli ambienti interni, invece, una delle richieste più frequenti è quella di equipaggiare con videocamere di sicurezza le linee di produzione, così da essere in grado di individuare prontamente e con immediatezza le cause di blocchi macchine, incidenti o altri inconvenienti.
A livello di security, l’integrazione di soluzioni video permette di monitorare i macchinari impedendo l’accesso alle persone non autorizzate. Se la macchina è coperta da una struttura tipo cabinet, è possibile inoltre implementare anche un vero e proprio sistema di controllo accessi (o un videocitofono), che vincola l’ingresso all’inserimento di un codice, o un sistema audio, che associa l’attivazione di un allarme a eventi anomali (per esempio, l’apertura di una porta solitamente chiusa).
Tutti i dati raccolti dalle telecamere e dai dispositivi installati defluiscono sul software di gestione VMS (Video Management System) che archivia le informazioni sul sistema di storage.
Axis mette inoltre a disposizione la possibilità di gestire l’intera rete di dispositivi installati con l’appliance Axis Camera Station, certificata cinque anni, offrendo supporto in caso di problemi con il server, la configurazione dei dispositivi ecc. In alternativa, per l’acquisto del server o delle licenze da montare sul computer è possibile rivolgersi a terze parti, con la criticità di dover quindi interagire con più interlocutori in caso di problemi tecnici e non poter avvantaggiarsi di una gestione accentrata su un unico referente».
Quali caratteristiche rendono un prodotto idoneo all’utilizzo in ambito industriale?
«Le telecamere per la sicurezza industriale spesso vengono installate in condizioni particolari, per cui richiedono generalmente un grado di protezione IP 66 contro gli agenti atmosferici e IK 10 contro gli urti; a volte, viene richiesta anche la certificazione per l’utilizzo in ambienti ATEX a rischio di esplosione. A livello di caratteristiche dei dispositivi, un fattore importante è rappresentato dalla risoluzione e dal frame rate della telecamera.
Nello specifico, la risoluzione deve essere proporzionale rispetto alla quantità di informazioni che si vogliono acquisire, mentre il frame rate è solitamente piuttosto elevato (60 o 120 FPS) in modo da avere la capacità di poter verificare che la lavorazione proceda correttamente anche per i processi di produzione più veloci. La maggior parte delle nostre installazioni utilizza dispositivi che lavorano a 2 MPx con 60 FPS.
Le telecamere Axis, inoltre, supportano feature in grado di migliorare la qualità delle immagini, come la funzionalità WDR (Wide Dynamic Range) per la gestione del controluce e la tecnologia Lightfinder, che consente l’acquisizione di immagini a colori anche in condizioni di bassissima luminosità. Un altro requisito che può diventare importante, in caso di telecamere installate su macchinari interessati da oscillazioni, è lo stabilizzatore d’immagine, che garantisce riprese ferme non rovinate dai movimenti della macchina.
Infine, a livello di archiviazione dei dati, conviene prevedere un servizio di doppia registrazione, in cui a bordo della telecamera viene montata una scheda SD, che interviene se, per un qualsiasi motivo, si interrompe la connessione con il server. In questo modo, non si perdono mai i dati».
Qual è il ruolo delle analitiche?
«Sono impiegate sulle linee di produzione per la rielaborazione e l’interpretazione dei dati raccolti dalle telecamere, per esempio per tutelare la privacy dei lavoratori o dei processi di produzione coperti da brevetto. Spesso vengono utilizzate funzionalità, come la maschera dinamica Axis Live Privacy Shield, che permettono di oscurare l’identità delle persone in movimento o il background di una particolare lavorazione, ma abbiamo anche delle analitiche, basate sulla videosorveglianza cittadina, che individuano una soglia di rumorosità “anomala” oltre cui si attiva automaticamente un allarme, così da scongiurare il rischio che un eventuale incidente passi inosservato in mezzo al rumore di fondo delle lavorazioni.
Axis fornisce supporto nella configurazione di analitiche anche di terze parti, facendo da intermediario tra il produttore e il cliente finale nel verificare la fattibilità delle richieste e nell’elaborazione della soluzione più adatta».
Qual è l’iter seguito più frequentemente nella realizzazione di un sistema di videosorveglianza per la sicurezza industriale?
«Nella maggior parte dei casi, effettuiamo un sopralluogo per vedere dal vivo il macchinario e renderci conto delle esigenze del cliente. A seguire, prepariamo una proposta, dove indichiamo quello che secondo noi è il dispositivo più adatto allo scopo, a seconda dell’angolo di visualizzazione, dell’inclinazione e degli spazi disponibili, e configuriamo il prototipo, scegliendo quali attività (blocco della macchina, attivazione di una sirena, comunicazione audio ai lavoratori ecc.) associare alla telecamera.
L’altro metodo che seguiamo, in collaborazione con i system integrator, è quello di dare in conto visione o come demo le telecamere, così che i produttori possano valutare sul campo se la soluzione proposta è effettivamente funzionale al contesto.
Terminato con successo il periodo di test, si procede a brevettare il progetto, determinando a seconda della taglia delle macchine interessate il numero di dispositivi da installare. Una tendenza che abbiamo notato ultimamente tra i produttori di macchinari è anche quella di proporre, in upselling alla vendita della macchina, l’acquisto del relativo sistema di sicurezza. Questo ci dimostra che oggi la videosorveglianza è considerata un plus su cui investire, un vantaggio per il cliente finale che al momento dell’installazione ha già la corretta predisposizione».
Quali sono le competenze che richiedete ai system integrator con cui collaborate?
«Lavorando a stretto contatto con gli integratori di sistema, per noi è fondamentale avere a che fare con persone dotate delle capacità tecniche necessarie per comprendere e soddisfare le richieste del cliente. Chiediamo ai system integrator che collaborano con noi di seguire un corso di certificazione Axis, in versione base e avanzata: organizziamo incontri di formazione nel nostro ufficio di Milano, durante cui mostriamo ai professionisti come funzionano i prodotti e quali possono essere gli scenari di lavoro, e forniamo loro, in caso di necessità, versioni demo e licenze gratuite di prova, in modo da poter confrontarsi con il cliente avendo già “testato” l’eventuale soluzione da proporre».
Quali potrebbero essere gli sviluppi futuri del settore?
«Una delle direzioni in cui si sta muovendo la sicurezza industriale è l’aumento del grado di protezione, con particolare attenzione alla cyber security. Con la diffusione del controllo a distanza e la messa in rete degli impianti di sicurezza, infatti, diventa necessario installare prodotti con firmware certificati, che rispettino i parametri standard della cyber security.
L’altro fenomeno che stiamo osservando, con lo stanziamento dei finanziamenti in ambito industry 4.0, è la crescita per quanto riguarda la necessità di controllo dei processi. È in aumento, quindi, la richiesta di telecamere con funzionalità di intelligenza artificiale e deep learning a bordo, nell’ottica di eliminare la componente server (che spesso rappresenta per i macchinari un ingombro).
Per questo motivo stiamo implementando sui nostri dispositivi il nuovo processore ARTPEC-8, che garantisce una maggiore potenza di calcolo (30% in più tra memoria e CPU) ed è progettato per supportare le analitiche con deep learning in modalità edge. L’idea è quella di utilizzare dispositivi ONVIF-M in abbinamento ad altri sensori, muovendosi sempre più in ambiente IoT».
L’esperienza del porto di Livorno - Telecamere PTZ e bullet per il controllo dell’area
Il porto di Livorno, interessato da oltre il 10% del traffico portuale italiano, è attualmente sorvegliato da circa 70 dispositivi, cui Axis Communications ha integrato negli scorsi mesi telecamere bullet e PTZ per offrire una visione in tempo reale di tutto ciò che avviene nell’area, anche a supporto delle indagini delle autorità in caso di reati o altri eventi.
Il committente ha scelto di installare il modello Q6215-LE, una soluzione senza cupola dotata di un kit tergicristallo che riduce al minimo le operazioni di manutenzione, ripulendo periodicamente la lente del dispositivo da sporco e schizzi di acqua salmastra che ne compromettono la visibilità. Le telecamere sono poste a differenti altezze sulle strutture del porto e i loro flussi sono integrati nella piattaforma VMS di Milestone, che unisce le riprese delle varie telecamere creando un unico filmato.
Il sistema è già pronto per accogliere nuovi dispositivi: sono state acquistate quattro telecamere PTZ ed è in programma l’acquisto di altre quattro. Axis Communications sta collaborando con il porto di Livorno anche per sviluppare un progetto che associ l’audio alle telecamere presenti sulla banchina, così da segnalare alla popolazione quando l’area è troppo affollata.