Effettuare il trattamento dei dati secondo quanto prescritto dal Reg. UE 2016/679 mette al sicuro il titolare anche in contesti, come quelli di negozi e grandi centri commerciali, in cui le telecamere di TVCC vengono utilizzate anche a fini di business intelligence e marketing. Analizziamo i punti critici e i principali accorgimenti per la tutela degli utenti.
Con l’introduzione dei software di intelligenza artificiale, quello della videosorveglianza in ambito retail è diventato un fenomeno in costante crescita - non solo per assicurare la sicurezza e la tutela delle persone in caso di eventuali incidenti, ma soprattutto perché offre indiscutibili vantaggi dal punto di vista del marketing grazie alla possibilità di analizzare gli accessi e i comportamenti degli avventori.
La videosorveglianza in azione
Il primo impatto con la videosorveglianza, da parte dell’utente che si reca presso un centro commerciale, avviene già nel momento dell’accesso al parcheggio, che solitamente è sorvegliato; inoltre, oggi sempre più spesso le aree di parking integrano un sistema di lettura targhe, così da discriminare tra l’utente che si limita a fruire della sosta a pagamento e quello che invece effettua degli acquisti (e quindi può usufruire del parcheggio gratuito da parte di uno degli esercizi commerciali presenti nella struttura).
Un’interessante evoluzione di questi sistemi prevede anche la possibilità di ritrovare la vettura nell’ipotesi, sempre più frequente, in cui il cliente smarrisca il veicolo - come può capitare in presenza di un parcheggio multipiano con diversi accessi, dov’è facile perdere l’orientamento. Il sistema di videosorveglianza, attraverso le telecamere interne, è in grado di monitorare i movimenti della vettura e individuare lo stallo in cui è stata posteggiata, associandolo al biglietto d’ingresso. Diventa quindi agevole, per il proprietario, ritrovare il proprio veicolo: è sufficiente recarsi presso la cassa o presso uno degli sportelli automatici ed esibire il tagliando d’accesso.
Ancora, l’impianto di sorveglianza può essere utilizzato anche per funzioni di tutela del patrimonio: una diversa configurazione del software del sistema consente infatti di discriminare i comportamenti considerati normali (come muoversi a piedi tra le auto) e quelli potenzialmente rischiosi (perché indicativi di un’aggressione al patrimonio o alle persone).
Nello specifico, il software è in grado di distinguere il lancio di oggetti contro un’autovettura, la caduta a terra dei cristalli del vetro infranto, un principio d’incendio con fiamme libere o fumo diffuso, l’urto tra due autovetture (una in movimento, l’altra in sosta), l’azione violenta in cui una persona strattona un’altra o la getta a terra o la circostanza in cui un individuo alza le mani al cielo in caso di rapina. Il passaggio successivo è, ovviamente, l’invio di un segnale di allerta agli operatori fisici, che possono intervenire di conseguenza.
Infine, configurando in modo adeguato il software, è possibile indicare alla videocamera quali aree (per esempio, quelle a cui non è possibile accedere senza autorizzazione) devono essere considerate a rischio, in modo che venga allertata la sorveglianza qualora un qualsiasi individuo entri nel perimetro protetto. È questo, per esempio, il caso di un’area interdetta al passaggio pedonale perché allagata, quello delle zone coinvolte da lavori che ne impediscono la libera fruizione o quello delle porte di accesso a locali tecnici o corridoi di servizio - che, pur dovendo restare aperti per ragioni di sicurezza, non devono essere frequentati da semplici visitatori ma solo dagli addetti ai lavori.
TVCC dentro i negozi
Dopo l’accesso ai locali commerciali, entra in gioco il cosiddetto people counting, cioè il meccanismo che consente di contare i visitatori che entrano ed escono, eventualmente anche dai singoli negozi, monitorando l’afflusso quotidiano alla struttura commerciale e la ripartizione delle persone tra i singoli esercizi.
Si tratta di un’attività che non ha risvolti in termini di riservatezza, perché dell’utente viene considerato solo l’accesso, senza l’acquisizione di altri dati; è comunque un momento da non sottovalutare, perché permette di effettuare un’analisi approfondita dei flussi che, quando messa in relazione anche con gli acquisti, può essere significativa per comprendere quali negozi attirano maggiormente l’interesse degli utenti e se a questo interesse corrisponde poi una con creta attività di vendita.
L’elemento successivo da prendere in considerazione sono gli impianti di sorveglianza dei singoli negozi che, oltre a svolgere la consueta funzione antitaccheggio, permettono di effettuare - anche solo tramite metadati, senza identificazione diretta dell’avventore - un’analisi della tipologia di utente, valutando se si tratta di un uomo o una donna, se l’individuo è alto o basso, magro o grasso, giovane o anziano, con o senza capelli e/o barba; è possibile inoltre identificare tratti caratteristici come il colore dei capelli, degli occhi, della pelle, gli accessori, l’abbigliamento (classico, sportivo, casual) e i colori dei vestiti - con innumerevoli altri parametri che permettono di definire vere e proprie classi di utenti da utilizzare per orientare le strategie di marketing, nonché per ottimizzare le offerte e le esperienze all’interno dei negozi.
Utilizzando la funzionalità Heatmap delle telecamere, è inoltre possibile monitorare l’ambiente per comprendere come si muovono i clienti all’interno, davanti a quali scaffali/prodotti si soffermano maggiormente, quali esperienze di acquisto mostrano di gradire di più, in modo da studiare, a partire da questi dati, applicazioni commerciali volte a massimizzare il rendimento del negozio - anche tramite messaggi personalizzati, adeguati alla tipologia di cliente individuata e trasmessi sugli schermi del punto vendita.
I sistemi di videosorveglianza avanzata con funzionalità di AI possono essere utilizzati anche per trovare rapidamente i bambini smarriti: si può infatti risalire al percorso seguito da un soggetto tramite la semplice comparazione della morfologia dell’interessato, senza necessità di identificarlo come persona fisica.
I metadati diventano infatti una sorta di “impronta digitale”, a partire da cui viene effettuata una ricerca utilizzando i filmati memorizzati nel DVR.
TVCC, cosa fare per tutelare la riservatezza degli utenti
Anche nell’ambito del retail, il trattamento dei dati realizzato tramite telecamere di videosorveglianza dev’essere conforme alle regole dettate dal Reg. UE 2016/679 oggi vigente, in modo che il titolare non si impegni in attività da cui potrebbero scaturire prescrizioni o sanzioni in caso di controllo dell’autorità competente. Ecco i principali adempimenti necessari per rispettare quanto previsto dal regolamento.
Il primo obiettivo da perseguire è senza dubbio l’assoluta trasparenza del trattamento dei dati nei confronti degli interessati. All’esterno della struttura, pertanto, devono essere ben visibili i cartelli di allerta che informano gli utenti della presenza di telecamere e specificano le generalità del titolare del trattamento e dell’eventuale Responsabile della Protezione dei Dati, con un rinvio all’informativa estesa, disponibile preferibilmente online e reperibile tramite link o codice QR; il documento deve descrivere in dettaglio i trattamenti operati tramite le telecamere, le diverse tipologie di utilizzo delle immagini, il funzionamento dei software di analisi, i tempi di conservazione delle riprese e gli altri elementi indicati dall’art. 13 del GDPR.
Le attività di trattamento devono essere riportate all’interno del registro dei trattamenti, avendo cura di individuare compiutamente i soggetti coinvolti (autorizzati, referenti, responsabili) e di formalizzare le relative nomine. Contestualmente, bisogna valutare adeguatamente i rischi che incombono sui trattamenti, dando atto delle misure di sicurezza adottate per proteggere i dati e dell’eventuale affidamento a terzi del trattamento (cosa che potrebbe comportare ulteriori precauzioni o redistribuzione di responsabilità).
L’analisi dei rischi deve tenere conto della localizzazione degli archivi, dell’uso di software di terze parti, dell’affidamento all’esterno delle attività di manutenzione dell’impianto e del rilascio di credenziali che non consentano l’utilizzo dell’intero database delle riprese, ma solo quello di un campione limitato, idoneo a effettuare i test di valutazione del corretto funzionamento degli apparati.
Politiche e procedure interne alle strutture dovranno tener conto della particolarità dei trattamenti effettuati tramite telecamere e, soprattutto, dei dati risultanti dalle attività di analisi comportamentale.
Le informazioni raccolte, quand’anche vengano utilizzate per strategie di marketing non focalizzate sul singolo utente ma su classi omogenee di consumatori, dovranno comunque prevedere la pseudonimizzazione dei dati come misura di sicurezza, in modo che non sia possibile risalire, a partire dal gruppo, all’analisi del comportamento del singolo individuo.
Di particolare importanza, nella gestione degli eventi, anche la formazione del personale, che deve prevedere una specifica sessione di aggiornamento professionale per gli addetti agli impianti di videosorveglianza e videocontrollo - non solo per arginare il rischio di uso illecito ma, soprattutto, per impedire che nell’esecuzione delle mansioni possa verificarsi un data breach privo di adeguate e tempestive contromisure.
L’eccezione (che conferma la regola)
Un discorso a parte merita la face recognition - attualmente non consentita in Italia, almeno fino all’emanazione di una norma che dovrebbe regolare la materia o alla scadenza del 31 dicembre 2025 (salvo proroga). L’individuazione preventiva di pregiudicati o soggetti già noti alla struttura commerciale per aver creato problemi di qualsiasi natura consente la creazione di perimetri protetti dalla criminalità di qualsiasi genere e può essere utilizzata, con il consenso degli interessati, anche per l’erogazione di servizi studiati per la tipologia di cliente in base alle sue preferenze e alle abitudini di comportamento e di acquisto.