Una ricerca della Hamline University nel Minnesota mette in discussione i metodi finora usati nelle scuole americane per prevenire le stragi.
Jillian Peterson, questo il nome del professore di criminologia che ha elaborato lo studio, sostiene che il numero purtroppo elevato di eventi criminosi ormai permette di avere un’idea più chiara su come e perché si verificano. Il 91% sono provocati da studenti o ex studenti della stessa scuola, molti di questi omicidi avevano alle spalle storie traumatiche o elementi di rischio come crimini e violenze, e l’80% aveva espresso propositi suicidi e dato segno di una crisi prima di compiere la strage.
Sono pattern che si ripetono e che i sistemi di sicurezza adottati non scoraggiano, anzi. Per esempio, in USA si fanno numerose esercitazioni anti-strage che finiscono per traumatizzare i ragazzi e suggerire loro come agire per farne una. Spesso non viene comunicato abbastanza chiaramente che si tratta di una esercitazione, soprattutto per i bambini più piccoli.
La Oak Grove Middle School di Bloomington è fortunata perché il sistema di protezione fatto per serrare le porte in caso di sparatorie è stato studiato dal coordinatore dell’emergenza che è intervenuto in occasione della strage della Columbine High School nel 1999. Ha consigliato l’acquisto di videocamere di sicurezza, sistemi d’allarme e formazione, ma anche di lavorare molto di più sulla prevenzione, perché se sono gli stessi ragazzi mettere in atto il crimine: sono poi le persone che conoscono meglio la propria scuola e quindi sono molto difficili da fermare. Prevenzione e riduzione dei danni però non sono strategie visibili ai genitori degli alunni.
Negli Stati Uniti la sicurezza scolastica è un business che vale 2,7 miliardi di dollari, ed è in crescita.