Videosorveglianza e Cloud: siamo davvero pronti?

Il Cloud offre enormi vantaggi nell’ambito della trasmissione e della gestione delle immagini video. Eppure, benché il termine sia ormai abusato, persino in ambito aziendale rimangono molte “nuvole”, che impediscono di comprendere limiti e potenzialità di tale strumento.

Massimiliano Cassinelli
Ingegnere
Progettista Reti TLC

Da qualche anno, sui mezzi comunicazione rimbalza, incessantemente un termine sul quale la maggior parte delle persone ha idee molto vaghe e confuse: Cloud Computing.
Proprio la traduzione in italiano di “cloud”, ovvero “nuvola”, ben identifica la scarsa conoscenza di questo autentico fenomeno, in grado di modificare radicalmente abitudini ormai consolidate nell'ambito dell'Information Technology.
Eppure, benché il termine sia ormai abusato, persino in ambito aziendale rimangono molte “nuvole” che impediscono di comprendere chiaramente i limiti e le potenzialità di questo strumento.

Le aziende sono pronte a sfruttarne i vantaggi?
Per definire le dimensioni del fenomeno e le sue possibili evoluzioni, Allied Telesis ha promosso un'indagine su larga scala, con l'obiettivo di comprendere quanto le aziende europee siano pronte a sfruttare i vantaggi offerti dal Cloud.
Una tecnologia molto più pervasiva di quanto si pensi. Basti ricordare, ad esempio, che la maggior parte delle applicazioni di posta elettronica funziona già in Cloud, anche se questo aspetto è praticamente ignorato da tutti.
Il fenomeno Cloud, del resto, è seguito, sin dal suo nascere, dalla multinazionale giapponese, che vanta una posizione di leadership proprio nello sviluppo di apparati destinati alla creazione di infrastrutture di trasmissione dati e sta proponendo un innovativo sistema di gestione delle reti.
Anche le soluzioni più innovative, però, non possono prescindere dalla realtà attuale. Per tale ragione, a fine giugno, ha preso il via un'indagine condotta su oltre 500 professionisti It in tutta la regione Emea.
Un lavoro meticoloso che, come spiega il Vice President del Marketing Emea Antonella Santoro, si pone l’obiettivo di “aiutare le aziende e gli utenti finali a comprendere il reale grado di maturità in termini di 'Cloud-readiness' della loro organizzazione”.
Del resto, prima di investire nell'ambito del Cloud, qualunque realtà aziendale deve valutare attentamente il grado di adeguatezza delle proprie infrastrutture.
Proprio la rete - sottolinea Santoro - rappresenta un prerequisito cruciale per qualsiasi azienda interessata a valutare la migrazione totale o parziale al Cloud”.
Infatti verificare che un’impresa sia pienamente in grado di sfruttare i vantaggi offerti dai servizi Cloud è essenziale, in questo momento, per promuovere la crescita nel mercato Enterprise.

PA ancora in ritardo
Partendo da queste considerazioni, l'indagine si è focalizzata sulle risposte fornite da business Manager e It Manager di aziende provenienti dai settori più svariati. Mentre le 27 domande previste erano tese a evidenziare punti di forza e debolezza rispetto al Cloud. Il tutto “riassunto” in un punteggio finalizzato a identificare la predisposizione di ogni singola realtà.
Anche per tale ragione, i quesiti hanno riguardato due aree differenti: una più propriamente tecnologica, ovvero focalizzata sull'infrastruttura di rete disponibile, oltre al livello di sicurezza e di qualità del servizio offerto, in un'ottica di puro networking.
Un secondo gruppo di domande era invece teso a valutare l'attitudine personale a investire in questa direzione.
Il primo aspetto che emerge dallo studio è relativo proprio all'attitudine, nei diversi Paesi, a sfruttare le tecnologie Cloud.
In questo ambito non sorprende il fatto che siano soprattutto i Paesi emergenti a possedere una maggior predisposizione nei confronti della nuova tecnologia.
Una situazione favorita dal fatto che dispongono di reti moderne e, quindi, già ingegnerizzate per supportare le nuove tecnologie.
Allo stesso modo la Germania, che sei anni fa ha intrapreso un sostanziale rinnovamento delle proprie infrastrutture di telecomunicazione, appare come uno dei Paesi meglio attrezzati in questa direzione.
 tedeschi vantano infatti un rating di 49 punti sugli 80 disponibili. Più indietro l'Italia, ferma a 45 punti, che è comunque in buona posizione rispetto all'Inghilterra. I sudditi della regina, infatti, sono penalizzati soprattutto da un'infrastruttura della pubblica amministrazione decisamente inadeguata.
Del resto non possiamo trascurare il fatto che i ritardi della pubblica amministrazione gravano su molti dei Paesi “storici”, mentre l'innovazione introdotta in quelli più “giovani” consente loro di ottenere una media decisamente elevata anche in ambito governativo.

Più reattive le piccole imprese
Stupisce, al contrario, che siano soprattutto le micro imprese a dimostrarsi più pronte a cogliere le opportunità offerte dal Cloud Computing, mentre le multinazionali appaiono in pesante ritardo in questo ambito.
Un'apparente anomalia, che la stessa Santoro spiega sottolineando come, per una piccola realtà, sia semplice ed efficace migliorare parte delle proprie applicazioni in un'ottica completamente diversa, anche alla luce dell'impossibilità di disporre di figure professionali interne dedicate all'ambito Ict.
Affrontare una simile “rivoluzione”, al contrario, risulta più difficile nelle grandi aziende, poiché comporta attività particolarmente complesse.
Anche se, in molti casi, queste realtà hanno già attivato soluzioni di Cloud di tipo privato, nelle quali vengono messe a fattor comune le risorse aziendali, che non sono però condivise con l'esterno.
Il Cloud, comunque, rappresenta il futuro di numerose applicazioni. In particolare, nell'ambito della sicurezza e dei sistemi di videosorveglianza, sempre più aziende guardano con interesse alle opportunità offerte.
Esistono però una serie di non conformità che, obiettivamente, rappresentano un serio ostacolo all'impiego di una simile tecnologia. In particolare, in Italia, nel 58% dei casi analizzati è stata rilevata un'inadeguata qualità del servizio (nota con l'acronimo QoS) offerto dalle reti esistenti, che impedisce di sfruttare adeguatamente i servizi disponibili.
Se a questo aggiungiamo una ridotta disponibilità di banda, soprattutto in alcune località periferiche, ben si comprende quali siano i limiti, soprattutto quando simili servizi dovrebbero essere utilizzati per la trasmissione di immagini di alta qualità che, necessariamente, richiedono banda larga e un'adeguata continuità di servizio.
Oltre ai problemi obiettivi, dall'indagine sono emersi anche alcuni aspetti soggettivi.
Situazioni dettate dal fatto che, in Italia, molte aziende non ritengano necessario l'accesso remoto o quello in mobilità. In realtà, anche se non ammesso esplicitamente, sembra che numerosi manager siano spesso restii ad introdurre innovazioni che potrebbero mettere a repentaglio la stabilità delle loro reti.

L’importanza di una rete sempre funzionante
L'utilizzo di tecnologie Cloud, nell'ambito specifico della sicurezza, è finalizzato soprattutto alla trasmissione e alla gestione delle immagini a distanza.
Questo significa, all'atto pratico, che le riprese delle telecamere non risiedono più su server controllati direttamente dal responsabile aziendale, ma vengono trasferite in un punto spesso indefinito.
In queste infrastrutture, sfruttando le elevate capacità di elaborazione disponibili, è possibile svolgere anche le attività di elaborazione e analisi delle immagini stesse.
Una simile modalità operativa è molto efficace, poiché sgrava un'azienda dagli investimenti e dalle competenze necessarie per la gestione di grosse moli di dati.
Al tempo stesso, però, una simile attività è particolarmente delicata in termini di sicurezza.
Comporta infatti, in caso di malfunzionamento, l'impossibilità di intervenire direttamente ma, soprattutto, la totale mancanza di immagini e segnali d'allarme.
Un'eventualità che, ovviamente, non può essere tollerata da nessun responsabile della sicurezza. In questo ambito, così come per altri settori, qualunque strategia di Cloud non può quindi prescindere da una rete sempre funzionante in modo ottimale.
Un'esigenza che, come sottolinea la stessa Santoro, impone alle reti cloud-ready di possedere tre caratteristiche essenziali: resilienza, scalabilità e semplicità di gestione. Questo significa, tradotto in termini più semplici, che l'infrastruttura di comunicazione deve essere in grado di funzionare a fronte di qualunque evento e di qualunque guasto.
Così come deve supportare l'evoluzione e la crescita. Emblematica, in questo ambito, la necessità di introdurre e collegare nuove telecamere di videosorveglianza. Il tutto senza dimenticare che, spesso, proprio la rete di videosorveglianza non è affidata a esperti informatici.
Per questa ragione la gestione dell'infrastruttura di comunicazione deve essere relativamente semplice e il più possibile automatizzata.

Configurazione automatica
Ottenere il controllo e la perfetta gestione di una rete, però, diventa sempre più difficile e costoso al crescere della complessità dell'infrastruttura stessa.
Da qui le pressanti richieste del mercato per soluzioni sempre più “facili” e possibilmente automatiche. Soluzioni in grado di autoconfigurarsi, riducendo al minimo l'intervento del personale che, soprattutto nell'ambito della videosorveglianza, è chiamato ad occuparsi principalmente di problematiche connesse agli aspetti di sicurezza e per il quale la rete deve diventare una sorta di commodity. Una simile opportunità è offerta, teoricamente, dal SDN - Software Defined Networking.
Ovvero dalla capacità di rendere programmabili i singoli nodi di rete, consentendo così una gestione ottimale dell'infrastruttura di trasporto. In realtà, allo stato attuale, una simile tecnologia risulta ancora particolarmente complessa da implementare e soprattutto molto costosa. Per tale ragione, considerando che sarà “accessibile a tutti” tra circa cinque anni, è impiegata quasi esclusivamente nei grandi datacenter o presso realtà, come quelle finanziarie, in grado di affrontare investimenti significativi.
Per progetti più comuni, invece, la multinazionale giapponese ha sviluppato Allied Telesis Management Framework - AMF, un'innovativa tecnologia che permette di ridurre fino al 60 % la complessità e i costi relativi alla gestione della rete. In pratica, come spiega la stessa Santoro, “offriamo ai nostri clienti Enterprise i vantaggi della tecnologia SDN, in termini di automazione di alcune operazioni, di semplificazione della configurazione e di management delle reti, senza costringerli a rinnovare interamente l’hardware”.
AMF, infatti, rende possibile la gestione integrata dell'intera rete aziendale, con il beneficio immediato di ridurre la complessità dell'infrastruttura stessa, oltre che i tempi e le risorse necessarie per gestire la rete.
Questo perché la piattaforma mette a disposizione la gestione centralizzata, l’auto-backup e l’aggiornamento automatico delle configurazioni, il provisioning automatico e l’auto-recovery.
In pratica, i singoli nodi di rete (ovvero le apparecchiature attive utilizzate per la trasmissione e la gestione dei segnali, con particolare attenzione per le immagini riprese dalle telecamere) vengono così gestiti da un unico punto centrale. Ma, soprattutto, i criteri di configurazione non sono registrati sul singolo apparecchio.
Questo significa che, a fronte di qualunque guasto, è sufficiente sostituire il componente danneggiato con uno nuovo perché la rete sia in grado di riconfigurarsi immediatamente e in modo automatico. Il tutto senza la necessità di un intervento umano che vada al di là della semplice sostituzione fisica.
Allo stesso modo, a fronte del necessità di estendere le reti di videosorveglianza con l'aggiunta, oltre che di telecamere, anche di nuovi apparecchi attivi, l'infrastruttura è in grado di riconoscere i nuovi componenti e, in modo automatico, di configurabili per ottimizzare l'intero traffico.
In questo modo, qualunque espansione risulta particolarmente rapida e, soprattutto, non richiede l'intervento ditpersonale qualificato, consentendo invece ai tecnici di focalizzare l'attenzione sulle attività a maggior valore aggiunto.
Firmware e configurazioni, inoltre, risultano costantemente aggiornati, con una riduzione dei costi operativi che, secondo Santoro, può essere valutata nell'ordine dei 60%.
In una prima fase la tecnologia AMF sarà disponibile per le apparecchiature firmate Allied Telesis. Ma i laboratori stanno già testando la compatibilità con le soluzioni dei più noti brand di mercato.

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